Piero Bellotto si racconta nel suo romanzo di formazione d’esordio, “Cipria”, disponibile in libreria dallo scorso novembre. Il libro è stato finalista al Premio Letterario Città di Castello 2023 e al Concorso Letterario Tre Colori 2024, e inoltre ha ricevuto una menzione speciale al Premio Letterario Victoria 3.0 2023.
Il ricordo di una vita – Il romanzo ripercorre la vita di Piero, soffermandosi sugli aspetti più introspettivi delle emozioni umane: Piero, ex-danzatore, deve affrontare la perdita della madre Lula e la pesantezza di un passato complesso. La narrazione è sensoriale e a tratti spietata, cruda ed evocativa, e ripercorre grandi temi della letteratura come il rapporto madre-figlio, un legame simbiotico intrecciato con l’alter ego oscuro Mamau, la precarietà lavorativa, le sfide dell’identità e l’universale bisogno di appartenenza.

Il racconto racconta la storia dell’autore fin dal principio, dall’infanzia, segnata da pettegolezzi e bullismo a causa della sua omosessualità, per poi seguire con il trasferimento a Milano, oggetto di grandi speranze e desiderio di una vita nuova, di nuove opportunità; relazioni turbulente, dipendenze e sogni infranti sono alcuni dei tanti temi che emergono durante la narrazione, sempre carica di sentimento.
La copertina evoca un momento ben preciso della storia di Piero: poco più che trentenne,mentre sta tornando a casa dopo una lezione di danza viene informato della morte di sua madre Lula. Amata e odiata, repulsiva e simbiotica, sua madre è un enigma che Piero vorrebbe risolvere. Un cordone ombelicale mai reciso, un rapporto complicato dalla presenza di Mamau, l’alter ego oscuro e rabbioso che condivide con Lula quella sensazione di perenne infelicità. Sin da bambino vediamo Piero giocare con i suoi demoni per darsi una forma, schivando pettegolezzi e bullismo e poi trasferendosi a Milano, al termine della burrascosa relazione con Sally, quando inciampa in un percorso tutto a ostacoli nel tentativo di dare una direzione alla sua esistenza.
Il linguaggio sinestetico ma talvolta brutale e tagliente, afferma la necessità di mostrare la natura di sé stessi, portando alla luce le proprie fragilità senza il timore di frammentarsi per riuscire a trovare una nuova forma. Tutte queste fragilità, fallimenti, emozioni, sono il trampolino di lancio per un percorso di auto-esplorazione dell’autore, che accetta e accoglie questi elementi bui e ne tira fuori riflessione, autenticità e forza.

Le parole dell’autore – «Scrivere per me è come danzare» racconta Piero Bellotto. «Ogni storia, ogni movimento nasce da un’emozione che supera la razionalità. Cipria è un contenitore di mondi e un teletrasporto verso un’esistenza che accoglie il caos e la bellezza delle fragilità. È il tentativo di mettere in scena quella logica istintiva che ha sempre guidato la mia vita, trasformando il dolore e i sogni spezzati in una nuova forma di libertà».
Una citazione dal romanzo recita: “Poco dopo, nel buio della mia stanza affrescata, con il corpo di Giulio caldo accanto a me che sta riprendendo sonno senza fare ulteriori domande, mi chiedo per quanto ancora, amore, odio e rabbia condizioneranno così tanto la mia vita e perché, invariabilmente, io giunga a disprezzare le persone che desidero, quanto più mi si avvicinano. Credo di essere incapace di fermare questa pulsione che ha rovinato la maggior parte delle mie relazioni, tra le quali, in primis, quella con mia madre Lula. È come se il mio cuore fosse circondato da un filo spinato che, chi decide di avvicinarsi a me, deve tentare di attraversare. Sfortunatamente, quelli che ce la fanno arrivano a destinazione danneggiati. E per colpa della vergogna che provo nell’averli feriti, ciò che all’inizio mi aveva attratto in loro, finisce per respingermi. Sesso, amore e morte, sono le lame del tritacarne nel quale macino questa esistenza, in cerca di un sollievo a quel qualcosa senza nome che è cominciato quand’ero bambino. Qualcosa che ha frammentato la mia visione del mondo, rendendomi in qualche modo orfano dell’universo, sbeffeggiato dagli altri, da Mamau e da me stesso”.
Cipria è un romanzo di formazione che spiega, trasmette ma soprattutto invita a riscoprire la bellezza dell’umano, delle sue fragilità e degli scorci di luce che esse contengono: riscoprire la bellezza da ciò che è crepato, rotto, e a volte sembra irrecuperabile.