A marzo, in quel di Sant’Agata Bolognese in provincia di Bologna, si sono celebrati i 60 anni di storia di Automobili Lamborghini. Nata nel 1963 dalla volontà di Ferruccio Lamborghini, abile imprenditore e produttore di trattori agricoli. Negli anni la Casa automobilistica emiliana ha vissuto un’altalena di situazioni che valgono un breve racconto dal sapore romantico. Momenti felici, vetture da sogno, si arriva a toccare anche la Formula 1 con i propri motori, ma si arriva ad assemblare anche le modeste Fiat 127 Rustica per sopravvivere.
Nel 1998 si entra in una seconda e importante vita con l’ingresso del Gruppo Audi. Lamborghini Automobili ritornata l’azienda ambiziosa dei suoi arbori fatta di design, tecnologia ed esclusività per farsi largo tra le supercar. Un ritrovato successo che nel 2022 vede consegnare ben 9233 vetture.
In questi 60 anni gli spazi dove sono nate iconiche vetture come la 350 GTV e la Countach, passando per l’indimenticabile Miura fino alle recenti Huracàn e Urus, sono stati rinnovati, decisamente ampliati e ripensati sulla base di nuove esigenze produttive, ambientali e tecnologiche. Senza però mai perdere il suo nucleo originale e l’esclusività dei suoi progetti. Ogni modello “Lambo”, con il nome che ricorda le razze dei tori tanto amati dal fondatore, aggiungerà sempre un capitolo importante nella storia dell’auto.
Dopo la guerra trattori e bruciatori – Emilia terra di motori, non è nata solamente la massima espressione della tecnologia che ha portato titoli mondiali anche in Formula 1, ma anche trattori che hanno rilanciato l’agricoltura nazionale del dopo guerra.
Ne sa qualcosa Ferruccio Lamborghini, nato il 26 aprile 1916 a Renazzo in provincia di Ferrara. Primo di cinque fratelli segue da una parte il podere di famiglia ma dall’altra si innamora dei motori e delle macchine. Presto va a Bologna e inizia a lavorare in una delle officine più importanti della città e all’età di 18 anni è già un piccolo imprenditore con la sua nuova officina. Poi arrivò la Guerra Mondiale e lui inizia a lavorare sui mezzi militari. Al rientro in Italia ebbe l’illuminazione di evolvere la tecnologia dei trattori agricoli e a breve inizio la produzione di mezzi da lavoro spinti da motori diesel, veloci e potenti. Nel 1951 nasce la Lamborghini Trattori che in pochi anni viene riconosciuta in tutto il mondo per le sue qualità. Pochi anni dopo l’abile imprenditore sviluppa un nuovo business con la Lamborghini Bruciatori Condizionatori in un’Italia che stava ripartendo dopo i conflitti bellici.
1962 l’idea dalla romantica passione per la velocità – Il lavoro cresce, aumentano le disponibilità economiche in casa Lamborghini e l’ambizioso Ferruccio vuole alzare l’asticella. La passione per le auto sportive accende la scintilla per la creazione di una sportiva esclusiva che potesse essere più comoda e affidabile di una Ferrari.
Per realizzare questo nuovo progetto Lamborghini guarda sempre ben oltre il suo naso e punta su giovani talenti che negli anni faranno la storia dell’auto come l’allora giovanissimo ingegner Gian Paolo Dallara per i telai, l’abile motorista Giotto Bizzarrini e i grandi designer come Franco Scaglione e Marcello Gandini, giusto per ricordarne alcuni. Prima di tutto però c’è una storia, tra romanzo e realtà, dalla quale nasce la voglia di stupire.
A Ferruccio Lamborghini l'idea di produrre macchine sportive gli venne dopo una discussione con Enzo Ferrari. Condividi il TweetPare che l’idea di produrre macchine sportive gli venne dopo una discussione con Enzo Ferrari come ha più volte ricordato il collaudatore storico della Lamborghini Valentino Balboni, ora 73enne: «Ferruccio appassionato di vetture sportive aveva anche delle Ferrari con le quali si divertiva, ma ogni tanto aveva dei problemi meccanici ad esempio alla frizione. Dopo aver pagato a Maranello un conto salato per la riparazione, volle verificare di persona il problema e si accorse che la frizione che si rompeva sulla Ferrari era la stessa che montava sui suoi trattori». La storia racconta che Ferruccio Lamborghini si lamentò direttamente con Enzo Ferrari dicendo: «Spendo una fortuna per un’auto fatta con i miei pezzi?». Pare che la risposta di Enzo Ferrari, mai confermata dallo stesso, sia stata: «La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori e non le Ferrari». Una sorta di guanto di sfida che il ferrarese, trapiantato in Emilia, accolse con l’idea di fare una vettura di alte prestazioni ma più affidabile e veloce di quelle fatte a Maranello.
Lasciando un attimo da parte questo poetico racconto la realtà è che sei mesi dopo arrivò il primo esemplare della 350 GTV, presentata poi al Salone di Torino del 1963.
1963 prima pietra a Sant’Agata Bolognese e poi la Miura – In quella stagione si cominciarono a gettare i primi mattoni della nuova sede dell’Automobili Lamborghini che negli anni è cresciuta ma ha sempre mantenuto le radici in quell’angolo della campagna a cavallo tra le province di Bologna e Modena.
Prima la 400 GT e poi nel 1966 al Salone dell’Auto di Ginevra, Lamborghini presenta una macchina destinata a entrare nella storia: la P400 Miura (trazione posteriore con motore poco meno di 4 litri). Miura come il nome di una razza di tori, simbolo sempre amato da Ferruccio, uomo di origini contadine e nato appunto sotto il segno del toro. Una granturismo veloce e grintosa spinta da un 12 cilindri da 350 CV, estremamente innovativa e dallo stile unico ed inconfondibile. La Miura ottenne un successo che andò oltre le più rosee aspettative: le ordinazioni arrivavano a decine, le star del cinema e della musica facevano a gara per acquistarla e in tutto il mondo quel nome diventa sinonimo di classe ed eleganza. La Miura è considerata a tal punto un’opera d’arte che è esposta al MOMA fin dal 1968. La prima serie costruita in soli 275 esemplari ha un valore collezionistico che per certi esemplari ha superato abbondantemente il 1.000.000 di euro.
Venti anni tra successi e delusioni fino alla 127 Rustica – Sull’onda del grande interesse per la Miura e le sue varianti Roadster e SV a cavallo degli anni 70 presero forma altri progetti come la Islero, l’Espada, la Jarama e nel 1970 la più piccola Urraco, con l’intento di ampliare l’offerta delle GT in una fascia di mercato meno esclusiva con il suo motore V8 2.500 meno nobile. Il 1971 doveva poi essere l’anno delle ritrovate ambizioni di vertice con la Countach 12 cilindri ma di lì a poco arrivò la crisi petrolifera, l’azienda passò per buona parte nelle mani degli imprenditori svizzeri Georges Rossetti e René Leimer Ferruccio Lamborghini si ritirò a produrre vini in Umbria. Nel 1979 il momento più difficile dell’azienda, si cercò anche un po’ di ossigeno con una commessa per montare le Fiat 127 Rustica conosciute in Brasile come 147. Un po’ meglio ma sempre con numeri troppo piccoli l’approccio ai motori marini dove le barche motorizzate Lamborghini si imposero nelle gare internazionali di offshore.
Dalla LM002 alla Diablo in salsa indonesiana – Ancora parecchi anni videro il marchio Lamborghini sballottato in un mare in burrasca. Messa in liquidazione nel 1980 passo di mano ai giovani imprenditori francesi Patrick e Jean Claude Mimran che con il nome di Nuova Automobili Lamborghini realizzarono anche la curiosa LM002, la prima potente maxi Suv del secolo scorso con un 12 cilindri a benzina caratterizzato da consumi nell’ordine dei 3 km/litro. La travagliata storia della Casa del toro passò anche nelle mani di Chrysler tra il 1987 e il 1994, ma la sperata linea di rinnovamento della gamma vide solo nella Diablo,, a fine ciclo, un sussulto di orgoglio. Anche il progetto Lamborghini Engineering con i motori V12 per la Formula 1 e Mauro Forghieri alla direzione tecnica, non portò i risultati sperati nonostante qualche podio e un sesto posto nel mondiale costruttori nel 1990 con la Lola-Larrousse.
Il girovagare per il mondo porto la Lamborghini, o meglio le sedi legali della Lamborghini, anche in Indonesia e alle Isole Bermuda nel 1995. Ad acquistarla fu la Megatech una divisione di Sedtco Ltd, gruppo indonesiano amministrato da Setiawan Djody, popolare cantante e uomo d’affari, e da Tommy Suharto, figlio dell’allora presidente dell’arcipelago asiatico. Inutile dire che le vendite scesero ai minimi storici e non si videro gli sperati piani di investimento per una vera riqualificazione.
Nel 1988 la vera rinascita con Audi – La vera seconda vita di Lamborghini inizia nel 1988 con Audi. L’azienda del Gruppo Volkswagen, assieme appunto a VW, Seat e Škoda ma anche marchi di vetture sportive come Bugatti e Porsche, crede nel brand e mette piede in provincia di Bologna. Per inciso qualche anno dopo il gruppo tedesco lo stesso con Ducati rilanciandola alla grande nell’ambito delle moto.
Oggi Automobili Lamborghini è un’azienda affermata nel mondo, conta oltre 2000 dipendenti e ha consegnato nel 2022 ben 9233 vetture. La sede dove nascono e sono nate le iconiche vetture, è sempre a Sant’Agata Bolognese in via Modena 12 ma in uno spazio decisamente più ampio.
Numeri di una storia – Era il 1966 quando le prime auto venivano assemblate nei 12.000 m2 coperti del nucleo originario di Sant’Agata Bolognese, ai quali si è aggiunto nel 1983 il nuovo reparto denominato ‘Esperienza Materiali Compositi’ per la realizzazione di telai e particolari in carbonio e Kevlar. Nella primavera del 2003, in occasione dei quarant’anni dell’azienda, nasce il Centro Stile Lamborghini all’interno di un’area riservata del nuovo edificio che ospita il centro assistenza clienti. Nel novembre 2008, iniziano i lavori per l’ampiamento del reparto Finizione e una nuova piattaforma logistica integrata. Nel 2012 viene realizzato un nuovo edificio che ospita lo sviluppo prototipi (Protoshop) ed il Preseries Center, il primo edificio multipiano industriale di Classe Energetica A e N-ZEB (Net zero emission building) in Italia. Nel 2011 viene inaugurato il “CFK – Lamborghini Carbon production” rafforzando la leadership di Lamborghini nel settore delle supersportive per la produzione e lo sviluppo di materiali compositi. Nel 2018 la fabbrica aumenta la sua superficie coperta, passando a 160.000 m2, ricordiamo erano solo 12.000 nel 1966, e la nuova palazzina uffici vanta la certificazione LEED Platinum, il più alto standard al mondo di certificazione energetica e ambientale per l’edilizia. Viene inoltre inaugurato un nuovo test track con tredici diverse superfici specifiche per SUV e il modello produttivo “Manifattura Lamborghini” che porta un approccio innovativo e sostenibile che unisce l’artigianalità alle più avanzate tecnologie.
Le auto degli ultimi 25 anni si chiamano Gallardo, Murcielàgo, Aventador, Huracàn e Urus, una parte del loro successo mette le radici nell’intuizione di Ferruccio Lamborghini, che ci ha lasciato 30 anni fa, il 20 febbraio 1993 all’età di 76 anni per un infarto.
CI piace immaginarlo con un buon bicchiere di vino rosso prodotto nella sua tenuta La Fiorita a Panicarola (Pg) che si gode dall’alto il meritato successo delle sue lungimiranti idee a quattro ruote.