Qeshm e l’ultimo paradiso

Qeshm e l’ultimo paradiso

Molti connazionali stanno rinunciando a visitare l’Iran adducendo ragioni di sicurezza. Un’occasione persa: l’Iran è un Paese sicuro e le notizie che trapelano sulla carta e in rete nel nostro Paese sono poco veritiere. Sull’argomento torneremo al momento di suggerire alcuni luoghi da visitare nella capitale Teheran. Poiché è stato emesso un embargo contro le compagnie aeree iraniane, non esistono voli diretti (fino a ottobre 2024 si poteva raggiungere Teheran da Roma o Milano in poco più di 4 ore); tuttavia il mercato offre numerose possibilità di atterrare all’aeroporto internazionale Imam Khomeini facendo scali (prenotazioni aeree e servizi consolari con rilascio del visto si fanno presso Holiday Travel di Milano: sales@holidaytravel.com).

Una delle mete ancora poco note nel nostro Paese è Qeshm, un’isola del Golfo persico protetta dall’Unesco dal 2006 per l’alto valore culturale, naturale e geologico che sa esprimere. Le vicine isole di Hormuz e Hengam sono altrettanto affascinanti. Una settimana è sufficiente per visitare queste tre perle che non deluderanno le aspettative di nessuno dei lettori. Le isole fanno parte del Geoparco di Qeshm (qeshmgeopark.ir).

Deserti e villaggi sulla spiaggia si trovano ovunque, ma l’ambiente di Qeshm nel suo complesso è del tutto diverso. La prima impressione che si ha usciti dall’aeroporto è infatti quella di essere atterrati su un mondo lontanissimo. Ci si imbatte in rupi e montagnole dalle forme bizzarre, alture scavate dal vento e dalla pioggia mentre l’automobile fa zigzag tra mandrie di dromedari che passeggiano indifferenti sulla carreggiata. Prima del tramonto, lungo la strada costiera meridionale, bisogna seguire le indicazioni per la Valle delle Stelle, uno dei luoghi magici dell’isola. Si può camminare tra improvvise doline, tafoni e angusti passaggi disegnati dal tempo su strati dove si incrociano sabbia e fango o su lamine di roccia inclinate simili a una sfoglia di gelato che si sta squagliando. Un insieme di grazia e fragilità che i raggi del sole sistemano con ordine sulla tavolozza con sfumature di giallo e cenere: si combinano con arte tra di loro, cangianti con il calar del sole sino ad assumere nuance che vanno dal rosa al cachi. La sera a Qeshm, anche la tavola riserva sorprese: nulla è come a Teheran tra gamberetti essiccati conditi con limone, tartare di squalo soffritta con cipolla (pudnì) e pesce pappagallo alla griglia. Una cucina ittica lontanissima dai gusti della capitale. Passeggiando lungo i viali alberati il gorgheggio del culbianco e della capinera si protraggono ben oltre il tramonto. La mattina successiva servono solo 15 minuti per raggiungere le Grotte di Kharbas nei pressi di Khorbas. Ci si arrampica sul crinale entrando in un dedalo di cunicoli, stanze e saloni in parte incisi dal tempo e in parte dal lavoro delle prime tribù dei Medi nel I millennio a. C. La presenza di graffiti sulle pareti testimonia la lunga permanenza di attività umane in questi antri. Bisogna avvicinarsi ai fronti verticali per osservare strati di conchiglie fossili ben più antichi, a riprova che questa collinetta costituì per milioni di anni un fondale marino. Chi ama fotografare paesaggi sale sulla cima, con vista elettrizzante sulla costa e l’interno dell’isola. La strada che porta verso le spiagge ocra di Suza attraversa coste deserte e qualche discreto villaggio.

Gli amanti degli sport acquatici si fermano in vista delle isole Naaz. Si possono raggiungere camminando per 10 minuti sull’acqua in condizioni di bassa marea o a dorso di dromedario. Chi vuole iniezioni di adrenalina sceglie di partire dall’immensa spiaggia che ospita un Cafè Roma a bordo di motoscafi per emozionanti giravolte su parapendii d’acqua o tavole da surf. Poi si fa rotta verso nord. I cantieri navali di Laft sono un’attrazione per la maestosità dei lenge, le imbarcazioni da pesca dipinte d’azzurro e ocra più simili a panfili da crociera. Il villaggio è invece il miglior posto del Golfo Persico per conoscere la cultura bandari (una curiosa mescolanza di abitudini e lingua indica, persiana e africana), che sta rapidamente svanendo. Le persone più avanti con l’età si esprimono con una parlata locale che fonde il farsi con hindi, arabo e lingue del Corno d’Africa per via dei rapporti commerciali con quelle genti. Laft è una spettacolare selva di minareti e badgir, le torri del vento costruite per aerare le case. Molti dei cortili dietro i portoni in legno si stanno convertendo in locali per accogliere turisti e tra i vicoli è possibile incrociare donne con maschere dal naso aquilino, utilizzate per difendersi dai raggi del sole. Dal porto di Soheli, a sud di Laft, c’è un’altra irrinunciabile meraviglia della natura: la foresta di mangrovie più grande del Golfo Persico. Si possono noleggiare motoscafi o canoe per avvistare spatole minori e falchi di palude ma, con un po’ di fortuna, anche alcune specie di saltafango, pesci che sopravvivono all’esposizione dell’aria durante le basse maree.

All’ingresso del villaggio di Melki si seguono le indicazioni stradali per un altro sito del Geoparco, la Valle delle Statue. L’ampio pianoro è un viaggio verso un’era geologica che non è la nostra dove si innalzano butte e canne d’organo di pietrame misto a conchiglie fossili. Non serve molta fantasia a riconoscere in esse bislacche figure umane e animali. Una pausa rigeneranti si può fare in uno dei tanti agriturismi che offrono pesce freschissimo nel villaggio di Soheyli. Di particolare effetto il sito di Chahkuh (la traduzione suonerebbe come montagna del pozzo). Bisogna prevedere almeno mezz’ora per raggiungerlo. Famiglie e coppie scattano in continuazione fotografie nella stretta gola dove scorre l’acqua delle rare piogge. Anche se in secca, tuttavia, il particolare orientamento del canyon mantiene pozze d’acqua che un tempo venivano usate dai pastori per abbeverare le greggi. Si lascia la strada principale nei pressi di Derako svoltando a sinistra verso Kani, un villaggio dipinto dove gli abitanti non aspettano altro che farsi immortalare dalla macchina fotografica. Da qui bisogna seguire per una dozzina di km la strada sterrata verso la Grotta di sale, concedendosi un bagno nelle calde acque nei pressi del villaggio abbandonato di Bangelah. La grotta è la più lunga del mondo: 6500 metri di concrezioni saline, sorgenti di sale, incredibili affioramenti di sale, doline che si sono formate per un processo carsico di millenni. L’attrazione alla quale è difficile resistere è stendersi nel sale e ammirare le volte di sale respirando a pieni polmoni l’aria intrisa di iodio. All’ingresso ai visitatori vengono distribuite lampade per poter visitare in tutta sicurezza il sito. Chi ama le cene sull’arenile al tramonto mette in conto una sosta a Salakh, sulla costa meridionale.

Almeno due giorni vanno dedicati alla visita di Hengam, isola a cui si approda in 10 minuti dal porto di Shibderaz. In questo ultimo paradiso circondato da baccelli di delfini e banchi di coralli la natura è silenziosa, incontaminata e grandiosa. Vale la pena farsi indicare dai locali le numerose insenature, deserte e solitarie, di sabbia finissima e dalle diverse sfumature d’oro e d’argento. Lo sguardo delle gazzelle di Jabir, indisturbate e audaci, vi seguirà in continuazione. Una giornata va dedicata alla visita di Hormuz, un’isola arcobaleno. Le montagnole dalla pietra verde, rossastra e cachi si alternano a bianchissime vette (la più nota è la Montagna di neve). Uno spettacolo che si stampa in maniera indelebile nei ricordi è la Spiaggia rossa, di fine sabbia rossa che colora le acque del Golfo. Emozione che solo Hormuz sa regalare.

Dove dormire

Irman Boutique Hotel – Cinque piani di cura e cortesia accanto a spiagge e centri commerciali. Ambienti in stile arabeggiante.
Payam St. – Qeshm
Telefono (0098) 076 35100
Web irmanhotel.com

Laft 17 – Albergo diffuso tra i vicoletti di Laft. Se disponibile, scegliere Roshan House, con patio ombreggiato da palme.
Bandar-e Laft
Qeshm
Telefono (0098) 09363031717

Badgir sefid – Candido edificio con la torre del vento che spicca tra le case del villaggio. Arredamenti di gusto moderno e minimalista.
Hengam-e Jadid
Isola di Hengam
Telefono (0098) 09105176321

Dove Mangiare

Ristorante Khanboom – Gli interni riprendono le bizzarre forme delle montagne di Qeshm. Da provare: gamberetti con cipolla, spezie e patate o la polpa macinata di squalo con spezie (pudni).
Khalij Fars su Valiasr Boulevard
Qeshm
Telefono (0098) 07635241313

Ristorante Sardin – Recente apertura da parte di giovani di Teheran. Scegliere il pesce fresco alla griglia.
Via Saheli accanto all’imbarcadero
Salakh, Qeshm
Telefono (0098) 09036270481

Nakhoda Hosseini – Celebre agriturismo dove provare pesce freschissimo e vongole giganti.
Ingresso del villaggio
Soheyli
Telefono (0098) 09179549323

Cafè Nando’s – Informale e direttamente sulla spiaggia. Vista mozzafiato sulla costa dai tavolini della terrazza. Da provare il fritto di gamberetti o il granchio bollito. Caffè italiano.
Dafari
Isola di Hengam
Telefono 09121827691

Da sapere

Il Geoparco di Qeshm si compone di 2063 kmq ai quali appartengono 35 geositi.

Come viaggiare e come arrivare a Qeshm

Con Caspian Airlines o Qeshm Air dall’aeroporto di Teheran Merhabad due voli diretti al giorno verso Qeshm (costo variabile da 70,00 euro a 180,00 euro andata e ritorno).
Da Dubai si vola a Qeshm con Kish Air una volta al giorno mentre dal porto di Khasab in Oman, che dista 60 km da Qeshm, parte di giovedì e di sabato il traghetto.
Chi arriva da Dubai o dall’Oman non ha bisogno di visto per soste sull’isola di massimo 14 giorni.
Il miglior modo per visitare l’isola di Qeshm è prendere in affitto direttamente all’arrivo un’auto presso Sweech, sweech.ir (costo 35,00 euro circa al giorno).
Sull’isola di Hengam il mezzo di trasporto ideale è il tuk tuk di Abdullah Hormozizadeh (telefono: 0098 09179041660).
Sull’isola di Hormuz il mezzo di trasporto ideale è il tuk tuk di Hamid (telefono: 0098 09118122968).

2560 1920 Riccardo Lagorio
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